
Editore: Lainya Fazi Editore
Vol. 1/2
Pagine: 432
Parliamo oggi di un libro di una delle scrittrici più lette di sempre in Giappone, una lettura che dona vibes alla Ghibli e alla Miyazaki, trascinandoci nel folklore giapponese. La scrittura è coinvolgente e sebbene deliziosamente articolata non rende pesante la lettura anche per coloro che sono abituati a scritture più semplici e lineari.
Un libro che ci porta a chiederci insieme alla sua protagonista se sia l'amore o la paura a muovere e legare il mondo.
Durante la lettura seguiamo le vicende di Erin. All'inizio del viaggio che affronteremo con lei ha solo dieci anni, figlia di una delle Custodi dei Tōda, cresce osservando la madre prendersi cura di quei serpenti, notando dettagli di quella cura ben lontani dalle capacità che una bambina di dieci anni dovrebbe avere, trovando dettagli nell'odore che quelle creature emanano e ponendosi domande che esulano la sua comprensione di bambina a seguito delle misteriosi affermazioni materne.
Perché aveva scelto di morire, piuttosto che continuare a vivere con lei?
Voleva credere con tutte le forze che non era quella la verità. Eppure,
per quanto avesse tentato di reprimerlo, quel dubbio non lasciava mai la sua mente.
Una madre che le viene tolta troppo presto, a causa degli intrighi politici che tirano i fili di quel mondo dove lei viene vista come un'estranea a causa degli occhi verdi che contraddistinguono il nomade e misterioso popolo della madre. Nessuno accetta quella bambina che condivide il sangue di un popolo che nessuno incontra e che viene considerato portatore di magie dimenticate, un popolo che non desidera incontrare gli altri e che vieta i contatti con coloro che non condividono le proprie origini. La madre di Erin ha abbandonato il proprio popolo ma il mondo non ha abbandonato il legame che lei stessa ha ripudiato.
Il compito di Soyon, la madre di Erin, è di una delicatezza mortale, letteralmente. Occuparsi dei Tōda dell’esercito del granducato dell’Aruhan. Quando una notte il fischio funebre dei Tōda sveglia il villaggio, Soyon è pronta ad accettare una sentenza che ancora non è stata emessa ma che già le pesa addosso. Erin non ascolta la madre, per una volta, dopo aver sentito parlare i vicini di casa a cui è stata affidata e aver capito che la madre verrà condannata a morte corre sul luogo della sentenza. La madre è già stata lasciata in acqua, pronta per essere divorata dai Tōda selvatici.
Erin si tuffa con il pugnale della madre con l'idea di poterla liberare dalle corde e salvarla, è allora, abbracciata alla madre che oramai ha le mani libere e le dice che andrà tutto bene che le viene svelato un segreto. La madre le impone di non replicare mai quello che è un peccato mortale, fischia e i Tōda selvatici si fermano, come fossero svenuti. Erin viene caricata sul dorso di uno di essi e qui inizia il nostro viaggio. Un viaggio alimentato dalla mente curiosa della nostra protagonista che invece di accettare quanto vede si chiede il perché, il come... Un viaggio in cui interrogarsi sulle scelte della madre.
Si chiese se anche sua madre si fosse mai sentita come un corpuscolo
di luce che fluttuava nell’oscurità vasta e sconfinata, Aveva visto anche
lei i Tōda come dei puntini luminosi, proprio come Erin? Era forse per
questo che trovava ripugnante he gli umani controllassero i Tōda?
Ad affiancarla per i primi quattro anni di questo viaggio è l'uomo che l'ha trovata sulla riva del fiume dopo che la ragazza ha visto morire la madre. L'uomo che le insegna i segreti dell'apicoltura e la istruisce, l'uomo che le permetterà di riprendere tra le mani il sogno di diventare veterinaria come la madre. Un viaggio di conoscenza e scoperta che potrebbe sembrare incentrato unicamente su Erin e che invece alla crescita della ragazza lega l'intreccio politico di un paese legato a tradizioni passate e che risulta spaccato, ben lontano dall'unione sacra che dovrebbe intercorrere fra l'Aruhan ed i suoi Tōda, e la Yojie con le sue ōjū. Da un lato coloro che proteggono il regno con animali impuri divenendo impuri a loro volta, dall'altra la sovrana discendente della dea e le sue bestie sacre.
Gli abitanti dell’Aruha versavano il loro sangue per difendere il paese,
eppure i sudditi della Yojie non li rispettavano, anzi, li guardavano con
paura e disprezzo, come degli empi che attentavano alla vita della
sovrana. Perché la responsabilità della difesa nazionale ricade
interamente su di noi? Questo dubbio affliggeva il suo popolo,
mutandosi in insoddisfazione e risentimento.
Sarà il coinvolgimento di Erin durante i suoi studi con le ōjū, in particolare un cucciolo con il quale grazie alle note di un arpa instaurerà un legame pericoloso e proibito. La sua conoscenza delle ōjū selvatiche le riserverà l'onore di occuparsene e quella stessa conoscenza applicata sulla giovane ōjū le permetterà di rispondere alle domande che si pone da quando è giovane. Le permetterà di comprendere le differenze fra gli esemplari selvatici e addomesticati. Sarà quella conoscenza a portare alla luce i segreti di una nazione che corre in direzione della spaccatura definitiva e quella stessa conoscenza potrà essere la chiave per il ricongiungimento, una conoscenza che potrebbe trasformarsi nell’oro per praticare il Kintsugi su una terra il cui popolo è diviso da troppo.
Se la natura umana consiste nel mantenere l’equilibrio uccidendosi a vicenda, vuol dire che se anche sacrificassi la mia vita per nascondere la Tecnica della manipolazione, prima o poi si ripeterebbe la stessa cosa. Se gli umani intendono distruggersi comunque, allora che lo facciano e basta...

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