Intervista a Mattia Manfredonia
- Naia Sterne
- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 6 min

Mattia Manfredonia nasce a Vico Equense nel 1991. Ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Fisica Teorica, contribuendo a pubblicazioni scientifiche sulla teoria dei wormholes e sulla struttura dello spazio-tempo quantico. Coltiva da sempre la passione per la narrativa e l’illustrazione. Nonostante sia cresciuto affacciandosi su spiagge soleggiate, da anni immagina la tetra e piovosa regione di Vespria, dove grotteschi esseri si aggirano tra le foreste e le luci spettrali dei Sabba rivelano i traffici occulti delle streghe.
-PRIMA PARTE INTERVISTA 12/09/'24-
Mattia, scrittore per caso o sogno nel cassetto realizzato?
Scrittore per passione. Mi è sempre piaciuto inventare storie. Vedere il mio romanzo pubblicato è stata davvero una grande soddisfazione. Non riesco a considerarlo un sogno realizzato: la vera sfida è ancora là fuori e non voglio cullarmi sul risultato.
"Le Notti di Cliffmouth. Luci verdi dall'inferno" è un libro molto complesso,
pieno di riferimenti esoterici e con un worldbuilding ampio,
come nasce l'ispirazione per la storia?
Ho da sempre una passione per il mistero e l’occulto, pur restando una persona decisamente razionale. Sarà che da piccolo adoravo Scooby-Doo e la famiglia Addams, leggevo di Conan Doyle e Agatha Christie. Poi ci si sono messi i film di Tim Burton e di Guillermo del Toro, i racconti di Poe e Lovecraft. Insomma, è saltato fuori che mi piacevano i vicoli nebbiosi e la moda (simil) vittoriana.
In pagina abbiamo trattato solo del primo volume, quindi mi è d'obbligo chiederti qualche informazione sul secondo!
Il mistero sarà risolto. Voglio rassicurare gli amanti delle investigazioni: pur esistendo la magia a Vespria, si può arrivare alla soluzione avvalendosi della logica deduttiva. Ci sono tante sottotrame nel primo volume, spero di riuscire ad appassionare i lettori quando scopriranno come si intrecciano e perché.
Devo poi sapere se sono nel giusto, secondo me sei team scrittore organizzato, scaletta, schede personaggio... mi sbaglio?
Mi dispiace dirti, che sei fuori strada. Mi lascio guidare dall’istinto, non scrivo nessun tipo di scalettatura. Procedo pensando prima alle scene che mi piacerebbe descrivere e alle vicende, poi lascio che la trama ci si imbrigli attorno. È un lavoro mentale che subisce moltissime variazioni tra ideazione e stesura. Tutto si basa sui disegni che mi diverto a realizzare nel tempo libero o su note che tengo sparse tra telefono, tablet, agenda e altri quaderni. A volte nemmeno li consulto: scrivere un appunto mi aiuta a fissare tutto nella fantasia e di solito mi basta.
Qual è stata la parte più sorprendente nello scrivere la tua dilogia?
Vederla pubblicata e scoprire che fosse una dilogia. Inizialmente, Le Notti di Cliffmouth erano un unico manoscritto, che poi ho scelto di riorganizzare in due parti prima di proporlo alla CE.
Hai pubblicato con Lumien edizioni, una realtà italiana molto apprezzata dai fan del fantastico, com'è stata la tua esperienza?
Mi hanno colpito sin da subito. Quando li ho presi in considerazione per proporre il manoscritto, la loro pagina Instagram aveva aperto da poco i battenti e c’erano tante incognite. Mi sono lasciato guidare dall’istinto e direi è andata nel migliore dei modi. Sono una realtà seria, competente e che crede davvero in ciò che sta costruendo.
Cosa bolle in pentola per il futuro? Puoi parlarci di progetti futuri?
Ho tante idee, ma al momento mi sto dedicando principalmente a due progetti. Uno più avventuroso, l’altro più investigativo. Penso che in entrambi ci sia qualcosa che mi va di raccontare e di trasmettere. Diciamo che tra le cartelle del pc c’è una SetSail che sta crescendo e una Viscere che aspetta di crescere.
Certamente non solo autore, chi è Mattia oltre alla scrittura?
Uno che non sa stare fermo e con le mani in mano. Mi piace lanciarmi sempre in nuove passioni, sono curioso, il che spesso mi rende anche dispersivo. Nella vita ho studiato fisica teorica, poi mi sono reso conto che mi piace stare a contatto con le nuove generazioni: lo trovo stimolante. Così, sono finito dietro la cattedra e per ora mi ci trovo bene.
La tradizione ci impone la chiusura: libro preferito?
Il Pendolo di Foucault, di Umberto Eco.
L’ho letto al liceo e mi ha colpito sia nella struttura che nei contenuti. Mi ha insegnato a scavare tra le righe, a gustare i vocaboli sconosciuti più di quelli che già conoscevo. Mi ha fatto sorridere e commuovere, diffidando e amando le coincidenze che il mondo ci mette davanti e a cui noi uomini, pur di dare un senso alle cose, ci aggrappiamo fin troppo spesso. Penso che abbia profondamente influenzato le storie che mi diverto a raccontare.
-SECONDA PARTE INTERVISTA 24/04/'25-
È giunta l'ora di ampliare l'intervista a Messer Manfredonia!
Finita la dilogia non potevamo che ampliare le domande iniziamo da qualcosa
di facile, com'è stato veder compiuta l'impresa con la pubblicazione
del secondo volume?
È stata una soddisfazione elettrica: ero contento, ovviamente, ma anche molto emozionato all’idea di scoprire cosa i lettori avrebbero pensato del finale. Insomma, avevo un bel po’di promesse da mantenere.
La storia non è decisamente giunta a un punto, immagino che uno dei due progetti (o magari entrambi) ci riporteranno a Vespria, lo penso anche visto il racconto fungino pubblicato su Sussurri… O sbaglio?
Vespria è un posto che mi ronza in testa da anni, Cliffmouth è soltanto una piccola parte e c’è ancora tanto di cui vorrei parlare. Ho voglia di portare i lettori verso angoli rimasti al buio e zone citate, ma non esplorate. In ottima compagnia, si intende!
Immagino tu possa dirci poco ma io sono qui per tentare, quindi, rincontreremo qualcuno dei personaggi che abbiamo imparato ad amare e che ci si sono ficcati sottopelle? (Non so, Haze del mio cuore, ad esempio)
Anche se l’indagine delle Dame si è conclusa, ci sono altri misteri e segreti nascosti. Chissà che a qualche vecchia conoscenza non venga in testa di andare a curiosare dove non dovrebbe. Rigorosamente, nel modo e con le intenzioni sbagliate. Hazebelle, dici? Chissà se sentiremo ancora quel nome…
ATTENZIONE SPOILER
Qual è stata la scena per te più emozionante da scrivere, e perché?
Il Diario di Nigel, nello specifico la parte in cui si avventura nel laboratorio abbandonato. Lì, come sai, sarà costretto a lottare tra compassione e dottrina. Tra i suoi ideali e la sua morale. Dove scoprirà che una mente come la sua non è disposta a lasciar morire di sete nemmeno ciò che è stato educato a odiare.
Mi chiedo anche, c'è un personaggio della tua storia a cui sei particolarmente affezionato o in cui ti rispecchi maggiormente? (Non mi lamenterei se fossero due personaggi differenti)
In realtà, temo di aver sparpagliato molte delle mie caratteristiche negative nei miei personaggi. Così, mi sa che mi sono affezionato un po’ a tutti loro .Hazebelle, sicuramente, è stata la più difficile da gestire. Forse proprio perché le ho prestato molto. Anche a Cordelia sono molto legato: il Mattia di un po’ di tempo fa avrebbe commesso molti dei suoi errori. Edward e Karjack, loro sono le vocine nella testa che mi fanno bene al cuore. Forse perché anche io ho “la lingua più veloce del cervello” e il vizio di dire la battuta sbagliata al momento giusto.
Qual è stato il feedback più sorprendente che hai ricevuto dai tuoi lettori?
Scoprire che le parti che mi hanno emozionato di più, coincidono con quelle apprezzate dai lettori stessi. È stata la conferma che quelle idee erano valide e che ne è valsa la pena di inventare una storia dove raccontarle. Non avrei mai immaginato qualche anno fa che qualcuno potesse interessarsi al mio postaccio infestato al punto da chiedermi quando gliene avrei raccontato ancora.
Se dovessi descrivere il tuo stile narrativo a qualcuno che non hai mai letto nulla di tuo con tre aggettivi, quali sarebbero?
Ironico, Deduttivo, Disvelante
C'è un consiglio che daresti a chi ha un volume nel cassetto o sta
scrivendo il suo primo romanzo?
Lasciare i dogmi nel cassetto, aprire il libro e metterci il cuore. Con questo, non sto osannando chissà quale ideale sull’ispirazione o sul talento. Sono un razionalista: il mio è un invito a lavorare con il cuore collegato al cervello per tradurre in parole e metafore le emozioni che bruciano tra le costole. E se non scottano abbastanza, forse, vale la pena staccarsi dalla tastiera e lasciar vagare la mente un altro po’.
Non possiamo concludere come sempre perché ci hai già svelato l'ultima volta che il tuo libro preferito fosse "Il pendolo di Foucault" di Eco, quindi ho dovuto pensare a qualcosa di ugualmente ostico a cui rispondere: cosa vorresti dire ai tuoi lettori?
Due cose. La prima, è un grazie dagli anfratti più profondi della mia fantasia! Non pensavo che avrei trovato persone disposte a mostrare tanto entusiasmo verso il mondo che costruisco quando ho voglia di perdere tempo, e se riesco a condividerlo e renderlo vivo, allora, è anche colpa merito vostro. La seconda, è solo un invito. L’invito a leggere (o scrivere) per voi stessi. A solcare le pagine per ascoltare e immaginare con calma, per lasciarsi rapire dall’inchiostro ingenuamente, anziché avventarsi sul testo con la foga di segnare un’altra pietra miliare in una gara di cui a nessuno interessa davvero scoprire il vincitore.
Per non perdere alcun aggiornamento sulle curiosità e sul nostro ritorno a Vespria seguire Mattia sul suo profilo Instagram (vi suggerisco di tenere d'occhio anche il profilo di Lumien). Per acquistare il primo volume di Cliffmouth "Luci verdi dall'inferno" clicca qui, per il secondo volume "L'ombra del patrono" clicca qui.
Non potrete che venir trascinati nel mistero che infesta le pagine nebbiose della dilogia del Manfredonia, l'unica cosa che vi deluderà sarà la lentezza dei vostri neuroni che vi impediranno di risolvere il mistero prima che Mattia snodi la matassa.
Comments